sabato 28 marzo 2015

Perché Papa Francesco piace anche a Guccini?


PERCHÉ PAPA FRANCESCO PIACE ANCHE A GUCCINI?


Perché Papa Francesco piace anche a Guccini?
Perché la sua rivoluzione è vera.
Perché sta affrontando temi delicati come il celibato dei sacerdoti e il ruolo delle donne.
Perché i divorziati e gli omosessuali sono tornati ad essere persone per la Chiesa.
Perché parla (con autorevolezza) dei mali del mondo insieme ai mali della Chiesa.
Perché io lo chiamo “il papozzo nostro” e se lui lo sapesse, riderebbe divertito.
Perché la sua Chiesa è la Chiesa della Misericordia, della Profezia e del Sorriso.
Perché “Santo” non è solo il Papa ma ogni essere umano.
Perché un po’ di sobrietà, finalmente, non guastava.
Perché ci ha ricordato che la fedeltà è sempre un cambiamento e una crescita.
Perché tra i temi che hanno a che fare con la difesa della vita e della famiglia, ha ricordato che c’è anche il lavoro.
Perché il Vangelo non è una lettera morta ma una Parola che occorre incarnare ogni giorno.
Perché ai politici dice pane al pane e vino al vino, senza inutili ghirigori che indorano la pillola.
Perché come ha scritto Max Paiella, uno così lo vorrei come vicino di casa.
Perché se la legge anticorruzione la facessero scrivere a lui, finalmente avremmo una buona legge.
Perché se lo incontrassi per strada, non riuscirei a frenarmi per abbracciarlo.
Perché se non piace a Socci e Messori, come fa a non piacere a me e Guccini?
Perché potrei scrivere ancora a lungo su di lui… ma mi fermo qui perché tra poco devo andare a cenare.
Ti abbraccio papozzo nostro.
(Matteo Pugliares)

lunedì 2 marzo 2015

Le inchieste del Pugliares (n°1): la vera storia del Nobel a Salvatore Quasimodo.

LE INCHIESTE DEL PUGLIARES (N°1):
LA VERA STORIA DEL NOBEL A QUASIMODO.



Siamo tutti abituali, me compreso e salvo alcune eccezioni, a dirne di cotte e di crude sugli inquilini del Parlamento. Per una volta, qualcosa di buona sembra l’abbiano fatto.
Andiamo per ordine.
Nel 2010 una commissione di cosiddetti esperti, nominata dall’allora Ministro Maria Stella Gelmini (d’infausta memoria), decretò (si fa per dire) l’esclusione dai libri di testo di poeti e scrittori meridionali del ‘900. Per la cronaca il riordino dei licei fu decretato dal dpr 89/2010.

Questi esperti dovevano essere davvero dei grandi esperti, espertissimi, ma così esperti che decretarono l’esclusione di un Quasimodo qualsiasi, premio Nobel per la Letteratura nel 1959, grazie alle mie ricerche storiche che passai sottobanco alla stessa commissione.
Anni e anni di ricerche, studi, colloqui con testimoni diretti e indiretti, condotti fin dal 1960 (quando ero ancora nel pensiero di Dio), insomma, grazie a 40 anni di duro lavoro riuscii a scoprire che il Quasimodo in questione era noto e rispettato negli ambienti mafiosi per la minaccia che rivolse all’Accademia di Svezia, nel 1959 con queste parole: “Guai a voi se non mi assegnate il Premio Nobel. Ricordatevi che sono siciliano e quindi mafioso. Vi farò recapitare una testa di cavallo o di porco, o altro animale a vostra scelta. E, qualora non fossi riuscito nell’intento di farvi venire la cacarella, sarò costretto a decretare e commissionare il vostro incaprettamento… il vostro e quello di Gustavo VI Adolfo di Svezia, vostro amatissimo re”.
Naturalmente, il noto boss Quasimodo queste parole le disse in dialetto siciliano strettissimo. Mi sono preso la libertà di tradurre per voi le sue testuali parole.
Dopo tale minaccia, l’accademia di Svezia non osò contraddire il noto mafioso (detto “il poeta”), non tanto per paura di perdere la loro stessa vita, quanto per salvaguardare quella dell’amato re Gustavo VI Adolfo di Svezia.
E come spesso accade, tanti grandi truffaldini finiscono nei libri di scuola, come è accaduto in questo caso, se non fosse stato per l’intervento della commissione e del mio instancabile fiuto per la verità.
Giustizia è fatta!
Ma come ci sono i negazionisti dell’olocausto, ci sono i negazionisti della mafiosità del “poeta”. E cosa vado a scoprire? Che una deputata del parlamento italiano, tale Maria Marzana (che ho anche avuto il piacere di conoscere personalmente mentre mi trovavo a passare per caso sotto un palco durante una manifestazione politica), riesce a convincere la Commissione parlamentare per la Cultura ad approvare una risoluzione (è lei la prima firmataria) per riportare nei libri di scuola poeti e scrittori meridionali del 900, come se il lavoro della commissione di esperti e il mio, ribadisco di 40 anni, fosse solo il frutto di gentaglia razzista.
Che scandalo! Che deturpazione della verità impegnare il Governo del paese con questa risoluzione. E ancora più scandalosa è la tenacia della battagliera deputata che osa dichiarare: “Adesso spetta al Governo dare concreta attuazione all’impegno, io vigilerò affinché questo avvenga”.

Il vero scandalo, cari amici che avete avuto la pazienza di leggere queste mie parole fino alla fine, è che, a parte da Maria Marzana, dallo scrittore Pino Aprile e pochissimi altri, tutta questa storia sia passata praticamente sotto silenzio, come accade spesso in Italia.
Dimenticavo… qualcuno avvisi Dante Alighieri che sto facendo delle ricerche su di lui. Anche in questo caso troverò la verità!
(Matteo Pugliares)